(Consiglio di Stato, Sez. V, 13.3.2019, n. 1669)
La Quinta Sezione del Consiglio di Stato nell’accogliere l’appello, così riformando la sentenza di primo grado, ha anzitutto precisato che “la disposizione, isolatamente considerata, permette la partecipazione alla selezione concorsuale di un soggetto che possa vantare il possesso di una laurea e, ulteriormente, una esperienza professionale, attestata dall’iscrizione a un albo per il tempo richiesto dalla norma, anche diversificata rispetto al percorso di studio compiuto” e, per l’effetto, ritenendo “fondata l’affermazione dell’appellante che egli, vantando il diploma di laurea in scienze politiche conseguito nel luglio 2003 e l’esercizio della libera professione di perito agrario con iscrizione al relativo bando per oltre sette anni, era sicuramente in possesso di entrambi i requisiti richiesti per la partecipazione alla procedura dall’art. 32 della legge regionale n. 31 del 1998, che non collega in alcun modo il diploma di laurea e la prescritta esperienza professionale”.
La Sezione, inoltre, ha svolto una approfondita disamina in tema di ius superveniens in materia di pubblici concorsi, in particolare:
– soffermandosi sul fatto che “le norme sopravvenienti, per le quali non è configurabile alcun rinvio implicito nella lex specialis, non modificano, di regola, i concorsi già banditi, a meno che diversamente non sia espressamente stabilito dalle norme stesse”;
– nel contempo, chiarendo che “l’art. 3 della legge regionale n. 12 del 2012 non pare annoverabile, in difetto di ogni pertinente elemento sintomatico, tra le norme interpretative, collocandosi piuttosto tra le norme schiettamente innovative a efficacia retroattiva: non sussiste, pertanto, il problema, segnalato dalla Regione, della carenza delle situazioni di oggettiva incertezza da dirimere”.
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Consiglio di Stato, Sez. V, 13.3.2019, n. 1669