(Tar Sardegna, Sez. II, 27.03.2017, n. 217)
Non sussiste alcuna valida ragione per cui l’immobile realizzato a seguito di permesso edilizio annullato – per il quale non sia possibile la rimozione dei vizi delle procedure amministrative e sia possibile la riduzione in pristino – non debba poter essere acquisito al patrimonio comunale a seguito dell’inottemperanza del proprietario all’ordine di demolizione impartito dall’amministrazione comunale e debba invece essere necessariamente demolito d’ufficio dall’amministrazione medesima.
Nessuna decisiva rilevanza può attribuirsi alla mera circostanza che, in un caso, l’ordinanza di demolizione sia stata adottata perché l’intervento edilizio è stato eseguito in assenza di permesso di costruire e che, nell’altro caso, l’ordinanza di demolizione sia stata adottata perché l’intervento edilizio è stato realizzato sulla base di un permesso edilizio successivamente annullato, posto che l’unico elemento rilevante ai fini dell’acquisizione di diritto al patrimonio del Comune, deve essere invece individuato nell’elemento obiettivo dell’inottemperanza all’ordinanza di demolizione adottata dal Comune, elemento obiettivo sussistente relativamente ad entrambe le ipotesi in esame.
Deve ritenersi che, anche nel caso di specie, a seguito dell’inottemperanza dell’ordine di demolizione impartito dall’amministrazione comunale e del decorso del termine di legge, sia conseguita l’acquisizione di diritto dell’immobile al patrimonio comunale, con la conseguente connessa possibilità della medesima amministrazione comunale o di procedere alla demolizione d’ufficio, o di procedere alla destinazione dell’immobile a un uso di pubblica utilità, qualora le opere acquisite non contrastino con rilevanti interessi urbanistici od ambientali e sussistano prevalenti interessi pubblici alla conservazione ed utilizzazione.
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Tar Sardegna Sez. II, 27.03.2017, n. 217